In collaborazione con Claudio Spirito
Nel periodo di Natale abbiamo pubblicato diversi articoli in cui venivano mostrati scenari nei quali l’IoT esercitava un ruolo fondamentale per il cambiamento di alcune abitudini quotidiane. Abbiamo scoperto che il contenuto non era stato apprezzato solo dagli addetti ai lavori, ma che aveva suscitato, allo stesso tempo, l’interesse dei gruppi ”complottisti”: in particolare, uno degli articoli era finito all’interno di un gruppo di libero accesso dal titolo particolarmente esplicativo, “Stop5G ITALIA”.

Il complottismo è una di quelle novità che il XX secolo ci ha portato, insieme agli aeroplani, i vaccini o il web: e in effetti, tutte queste cose sembrano andare di pari passo. Chi non ha mai sentito parlare della teoria del complotto lunare? Ogni anno non si accende un dibattito sulla questione vaccini e Big Pharma? La fruibilità del web incoraggia il diffondersi di qualsiasi notizia, vera o falsa che sia, anche se si sta iniziando a prendere provvedimenti: un esempio è dato da Whatsapp, che recentemente ha limitato da 5 a 1 il numero massimo di contatti a cui si può inoltrare un messaggio, con l’obiettivo di arginare la disinformazione. Il 16 Aprile Mark Zuckerberg, fondatore e amministratore delegato di Facebook, ha affermato: «Una delle mie priorità, nel corso di questa crisi, è quella di fare in modo che voi possiate imbattervi in informazioni accurate e autorevoli, su tutte le nostre app. E spero che siate sicuri, in salute, e informati». Nonostante le sue dichiarazioni, il gruppo Stop5G ITALIA esiste ancora.
Il 5G ha sollevato diverse perplessità: in questo articolo proviamo di rispondere alle domande più comuni, sperando di fare un po’ di chiarezza e di distinguere le voci infondate dalla realtà dei fatti.
Le nuove frequenze possono nuocere alla salute?
In Italia il 5G opererà nelle bande di frequenza 694-790 MHz, 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz; in particolare il 5G dedicherà quest’ultima banda di frequenze all’Internet of Things, consentendo, dunque, a vari dispositivi di comunicare autonomamente con bassi consumi di energia e senza l’ausilio di reti cellulari di vecchia generazione, Wi-Fi o reti LPWA.
Le onde radio che trasportano il segnale cellulare producono solo radiazioni non ionizzanti, a differenza di onde a frequenza maggiore che invece sono ionizzanti; quest’ultime, che includono raggi X, raggi gamma e luce ultravioletta, sono quelle che possono danneggiare il DNA all’interno delle cellule facendo insorgere, potenzialmente, patologie tumorali. Per intenderci, i raggi X hanno una frequenza compresa tra 30 PHz e 300 EHz. 1 Petahertz equivale a 1015 Hertz, il Gigahertz a 109 Hertz; ciò vuol dire che l’onda cellulare 5G di massima frequenza oscilla milioni di volte meno della frequenza di un raggio X, presentando quindi caratteristiche intrinseche completamente diverse rispetto a questa.

A differenza delle bande di frequenza fino ai 3.8GHz, già utilizzate nelle precedenti versioni dello standard mobile (quindi 3G/4G), le frequenze relative alla banda tra 26,5 e 27.5 GHz hanno suscitato le maggiori perplessità da parte dei più ‘sospettosi’, in quanto più alte nel ventaglio dello spettro radioelettrico e, quindi, nell’immaginario comune, più pericolose. Di fatto, queste frequenze non sono nuove, bensì sono già utilizzate da tempo nell’ambito dei sistemi i Fixed Wireless Access, utilizzati per portare connettività radio ad alta velocità agli utenti. Oltretutto non dobbiamo dimenticare che queste danno luogo ad aree di copertura spazialmente molto limitate, non riescono a penetrare attraverso edifici, non superano ostacoli e sono facilmente assorbibili da pioggia e foglie. Sarà dunque necessario installare numerosi ripetitori, le cosiddette small cells, che copriranno aree di raggio massimo 2 Km; il numero di antenne aumenterà, ma saranno caratterizzate da livelli di emissioni più basse di quelle attuali, e con picchi di emissione più bassi nelle zone in prossimità delle antenne 5G. Per quanto riguarda le frequenze più basse del 5G, oltre a essere già state impiegate nei precedenti standard, come detto in precedenza, è bene riportare che esse sono simili a quelle usate dai sistemi Wi-Fi, verso i quali molti detrattori del 5G non hanno sollevato alcuna rimostranza particolare , nonostante la potenza mediamente ricevuta dall’utente sia maggiore di quella proveniente dalla rete cellulare.
Infine, la Commissione internazionale per la protezione delle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP), il principale organismo internazionale che regola e controlla gli effetti delle radiazioni non ionizzanti sulle salute dell’ambiente e dell’uomo, ha dichiarato che non esiste alcuna prova scientifica che la tecnologia 5G possa rappresentare una minaccia per la salute umana.
I ripetitori nelle aree urbane rappresentano un pericolo?
Più è alto il numero di antenne, minore sarà la potenza della trasmissione; l’impatto elettromagnetico sulle persone sarà quindi più basso e quello del 5G sarà, infatti, inferiore rispetto a quanto rilevato con LTE e al GSM, le tecnologie attualmente in uso.
Questo anche grazie ad alcune tecnologie radio che vengono implementate nelle reti di nuova generazione, in particolare il Beamforming. Esso consente di indirizzare il fascio di radiazione dell’antenna 5G verso il solo client che richiede la connessione, riducendo quindi l’irraggiamento di zone non interessate dalla comunicazione.
Queste nuove tecniche, oltre a ottimizzare la comunicazione rendendola più stabile e performante, permettono di ridurre l’impatto ambientale dal punto di vista energetico e l’interferenza tra i siti di stazioni radio base; inoltre, portano con loro, come ulteriore effetto positivo, la riduzione dell’esposizione ai campi elettromagnetici dei soggetti in area di copertura del servizio.
In parole semplici, il 5G è più efficiente del 4G in termini energetici e trasmetterà a piena potenza solo laddove verrà richiesto.
Ci sono studi che confermano la pericolosità del 5G?
La tecnologia 5G non è ancora stata istallata in modo massivo, dunque non si possono ancora conoscere con precisione gli effetti che avrà sulla salute dell’uomo: gli studi, in questo settore, hanno una durata di minimo cinque anni nel breve periodo, fino a dieci e anche oltre per valutare gli effetti sul lungo periodo.
Diversi studi epidemiologici retrospettivi e prospettici non hanno finora mostrato alcun legame tra l’uso del cellulare e i tumori cerebrali, con l’eccezione del 10 per cento dei soggetti che hanno usato il telefono in modo molto intensivo. Alla luce delle conoscenze attuali, i cellulari sono ritenuti dagli esperti e dalle agenzie internazionali come sicuri, con la raccomandazione però di utilizzare gli auricolari e di tenere l’apparecchio lontano dal corpo.
Tra le voci a sostegno dell’incidenza maligna dei campi elettromagnetici cellulari c’è quella di Milena Gabanelli con il suo Dataroom, dove espone lo studio del National Toxicology Program e dell’italiano Istituto Ramazzini. Questi hanno esposto 1200 cavie (topi) per 19 ore al giorno per oltre due anni a onde la cui frequenza era pari a 1800 MHz. Il risultato è stato un aumento dei tumori al cervello di 4 volte in 20 anni; tuttavia vengono omesse le condizioni ambientali dell’esperimento e poniamo un grande interrogativo sull’effettiva correlazione tra i risultati del test in laboratorio sui ratti e l’esposizione umana in ambiente reale.
È corretto, previe determinate condizioni, inserire i campi prodotti dalle installazioni radiomobili all’interno della lista dei possibili cancerogeni, ma ciò non vuol dire che essi siano nocivi in qualunque condizione. Esiste una regolamentazione che limita l’esposizione ai campi elettrici; l’unità di misura è il SAR, dall’inglese Specific Absorption Rate che misura la quantità di energia depositata nei tessuti. Il SAR si misura in Watt per Kg (W/Kg). In Europa il limite è di 2,0 W/Kg per 10 grammi di tessuto. I limiti del SAR sono stati fissati tenendo conto dell’effetto termico, cioè dell’aumento di temperatura prodotto nei tessuti dall’energia depositata dall’onda elettromagnetica. È inoltre importante differenziare l’effetto che potrebbe avere un terminale mobile a diretto contatto con il capo di un individuo e l’effetto prodotto dall’irraggiamento a 2 Km di distanza di una stazione radio base. Sono due contesti completamente diversi, caratterizzati da elementi completamente diversi e che richiedono considerazioni completamente diverse.
Ci si aspetta che l’introduzione del 5G, per le motivazioni indicate sopra, non potrà portare altro che una riduzione degli effetti di esposizione ai campi, proprio perché in grado di utilizzare la potenza e l’irraggiamento in modo molto più intelligente e mirato rispetto a quanto è stato possibile fare con le tecnologie precedenti.
Conclusioni
Il 5G animerà il mondo dell’Internet of Things tra i cui scopi c’è quello di ottimizzare le risorse già a disposizione; dotare gli oggetti della possibilità di comunicare, ci consentirà di conoscere più approfonditamente i processi che li caratterizzano. Intervenire sui processi vuol dire ottimizzarli per efficientarli dal punto di vista energetico, intervenire con maggiore tempestività in caso si rilevino delle problematiche e prevenire l’incorrere di malfunzionamenti.
Eppure, diversi comuni hanno bloccato le sperimentazioni 5G in via preventiva sanitaria. Ma non c’è nessuna prova che dimostri l’effettiva minaccia alla salute umana, senza contare che in Italia, rispetto al resto dell’Europa, è stato abbassato drasticamente il limite di densità di campo elettrico consentito: da noi è di 6 V/m , contro lo standard europeo di 20 V/m . È dunque iniziata una lunga battaglia tra i comuni che bloccano l’istallazione delle antenne e le leggi statali che incoraggiano lo sviluppo delle reti di telecomunicazione. Rinunciare al 5G significherebbe aumentare il digital divide, con ripercussioni sull’economia e sulla società: ma il progresso tecnologico, per quanto rallentato, non può fermarsi. Le possibilità del 5G sono ancora tutte da scoprire, per un mondo più veloce e connesso.
Approfondimenti
Il sito Key4biz dedica una sezione in merito al 5G, da cui abbiamo attinto per elencare parte delle informazioni più significative a riguardo. Per maggiori informazioni in merito all’incidenza dei campi elettromagnetici cellulari sul corpo umano suggeriamo il rapporto completo dell’AIRC.