“Il 2019 sarà ricordato come un momento di svolta per il clima e per l’ambiente in Europa” scrive l’agenzia europea dell’ambiente.
La qualità dell’aria è un trend topic dell’ultimo decennio e la popolazione mondiale è stata lentamente sensibilizzata sull’argomento, in particolare nell’ultimo anno è cresciuta la consapevolezza sul tema e molte persone hanno fatto sentire la loro voce alle istituzioni, ad esempio attraverso manifestazioni pubbliche.
Nonostante l’impegno nel ridurre le emissioni, i livelli di alcuni inquinanti, in particolare in Italia, restano tutt’oggi elevati soprattutto nelle aree urbane e nel bacino padano. La pianura padana è infatti stata definita come una delle zone più critiche di Europa fin dal 2014; i livelli di particolato atmosferico sono stati allarmanti in questi ultimi anni.
Il particolato atmosferico (PM) è una sospensione di particelle solide e liquide in aria, è composto da solfati, nitrati, cloruro di sodio, ione di ammonio, particelle carboniose e polvere minerale. Il PM è misurato in base al diametro delle particelle, per questo motivo sentiamo spesso parlare di PM1, PM2.5 (piccole particelle, che possono raggiungere l’apparato respiratorio inferiore) e PM10 (particelle più grandi che possono penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio). Il PM può derivare dall’industria, dalle combustioni in generale, ad esempio quelle delle automobili, del riscaldamento domestico, eccetera.
Un recentissimo studio della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), insieme alle Università di Bari e di Bologna, ha evidenziato come il PM possa essere vettore di contaminanti chimici e biologici, tra cui i virus: in particolare del Coronavirus, il Covid-19 (fonte:https://www.ilsole24ore.com/art/l-inquinamento-particolato-ha-agevolato-diffusione-coronavirus-ADCbb0D).
Lo studio evidenzia una relazione tra i superamenti dei limiti di legge per il PM2.5 ed il PM10 e il numero di casi infetti da Covid-19: il particolato potrebbe essere un efficace carrier per il virus ed aver quindi contribuito alla velocissima diffusione della malattia a cui stiamo assistendo nelle ultime settimane. Anzi, potrebbe addirittura aver incrementato la diffusione: in particolare ciò si evince dalle alte concentrazioni di polveri registrate nella pianura padana nel mese di febbraio, che sono associate alle province “focolaio” del coronavirus.
Non è il primo studio scientifico che correla il particolato ambientale alla diffusione di contaminanti e virus: in passato, era già stato ipotizzato per la diffusione, ad esempio, di polmonite e morbillo (ma non solo: 2010, influenza aviaria; 2016; virus respiratorio sinciziale; 2017 e 2020, morbillo).
I motivi per limitare l’inquinamento atmosferico sono sempre più incalzanti e riguardano, oltre l’aspetto ambientale, anche la nostra salute. È quindi necessario continuare a monitorare la qualità dell’aria, sia urbana che non, al fine di prendere provvedimenti con tempestività e limitare quando possibile le emissioni.
Oggi è possibile utilizzare soluzioni smart per monitorare, oltre al particolato, altri parametri ambientali importanti ed avere in tempo reale i dati al fine di creare anche una rete di monitoraggio. L’internet of Things (IoT) sta creando una nuova esperienza per il cliente e un valore economico senza pari: ne è un esempio la soluzione per il monitoraggio della qualità dell’aria outdoor (ART-144727) composta dalla base station LTE di Multitech (MTCDTIP-L4E1-266A-868) che ti permetterà di utilizzare la rete LoRa su frequenza 868Mhz a cui si collegherà un sensore per la qualità dell’aria, ad esempio il sensore con alimentazione ad energia solare di MCF88 che rileva particolato ambientale, temperatura, umidità e pressione atmosferica (MCFLW12TERPM).
Questo è un esempio di soluzione per smart city possibile, ma esistono diversi sensori, che più si adattano alle diverse esigenze.
Per avere maggiori informazioni puoi scrivere una mail a iot@allnet-italia.it