Forse non tutti ricordano che c’è stato un momento in cui l’Italia ha rischiato di permettere alle compagnie di telefonia mobile di scegliere il terminale da far usare ai loro utenti per telefonare, navigare e mandare messaggi. E neanche il problema del SIM-locking, cioè quando pur avendo acquistato uno smartphone, non eravamo liberi di usarlo con un altro operatore se decidevamo di cambiarlo.
Fortunatamente questo pericolo è stato evitato grazie alla liberalizzazione dei dispositivi mobili ed alla vigilanza delle autorità, permettendo l’apertura di un mercato virtuoso e soprattutto ha consentito agli utenti di scegliere quale smartphone tenere in tasca.
Attualmente stiamo vivendo un rischio simile, ma nel mondo della connettività ADSL e Fibra. Non si parla, in questo caso, di dover riporre nel cassetto l’ultimo smartphone comprato a caro prezzo, ma il rischio riguarda la perdita della libertà dell’utente di poter utilizzare i modem/router precedentemente acquistati o i dispositivi ad alte prestazioni presenti sul mercato.
In Italia sono molti i provider di servizi ADSL o FIBRA che di fatto legano la fornitura dei propri servizi all’uso di un modem/router specifico; alcuni fanno anche pagare al cliente il prodotto riportando nel contratto voci di costo specifiche (es. Contributo d’attivazione modem, o postille simili) o addirittura prevedono l’acquisto obbligatorio al momento della sottoscrizione del servizio.
In molti casi, questi modem/router sono parzialmente limitati e non possono essere configurati a proprio piacimento e secondo le proprie esigenze. Addirittura, nonostante il cliente lo abbia acquistato, se cambiasse operatore molto spesso non potrà riutilizzare l’apparato che è stato costretto a comprare dal precedente, perché non può impostare i nuovi parametri di connessione o perché il nuovo operatore impone a sua volta l’acquisto di un modello diverso.
A tal riguardo, un regolamento dell’Unione Europea sancisce che i clienti finali dei provider che forniscono servizi di connettività Internet devono essere liberi di accedere ai contenuti e ai servizi utilizzando apparecchiature e terminali di loro scelta. (Rif.1 Art.3Com.1).
I casi che “limitano” la libertà dell’utente e le possibili personalizzazioni sono rarissimamente causate da motivi tecnici, e quando esistono, sono per lo più dovute alle forti esigenze particolari di uno specifico scenario. Invece per la stragrande maggioranza dei casi esistono appositamente degli standard tecnici, che appunto sono realizzati per sopperire alle esigenze della maggioranza degli utenti. I modem/router, anche quando integrano funzionalità avanzate come il VoIP, sono costruiti secondo queste specifiche standard, ed in questo modo il mercato dovrebbe beneficiarne, con un aumento della competitività, della qualità e del valore del denaro. Va da se che le limitazioni sui modem/router, sono di fatto imposte da politiche restrittive che non nascono da una esigenza di questi provider, ma da una scelta. La scelta può anche essere semplicemente quella di non comunicare i parametri di configurazione, annullando di fatto la libertà di scelta del dispositivo. Questa tendenza è stata portata all’attenzione del Parlamento lo scorso gennaio da alcuni deputati. (Rif.2)
La Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali ha da subito evidenziato la necessità di chiarire prima se i modem/router che i provider forniscono ai clienti, possano essere o meno strettamente necessari ad assicurare il funzionamento del servizio. Ovviamente nel primo caso sarebbero dei terminali di rete, perciò proprietà dell’operatore, anche se fisicamente posti in casa di chi utilizza la linea ADSL o fibra (Rif.2). Eppure alcuni provider impongono l’acquisto del modem/router, di fatto quindi, stanno chiedendo ai clienti di acquistare una parte della loro rete. Trovare un filo logico in queste pratiche commerciali è piuttosto complicato.
Una cosa è certa: se tecnologicamente l’operatore riuscisse ad erogare il servizio di connettività su più modelli di terminale, e non solo sui suoi dispositivi, dovrebbe lasciare libero l’utente di scegliere l’hardware che preferisce, ed AGCom dovrebbe accertarsi se questo sia tecnicamente fattibile.
Mentre il Ministero dello Sviluppo Economico sta valutando se procedere o meno con un provvedimento legislativo che risolva la disputa, la Germania, grazie ad una legge del 2016, ha stabilito che modem e router sono dispositivi degli utenti e per questo possono essere scelti liberamente da loro.
Nell’attesa che la burocrazia italiana valuti se procedere o meno con un provvedimento legislativo, l’unica cosa che i consumatori possono fare è cercare di premiare gli operatori che non obbligano ad usare un modem/router specifico. In questo modo gli utenti potranno riappropriarsi della possibilità di godere di un mercato libero, basato su servizi di connettività Internet erogati da modem router non vincolanti per il consumatore.
In Italia ci sono diversi provider che lasciano libero l’utente di scegliere il dispositivo da utilizzare, tra cui:
- VoipVoice
- Ehiweb
- TNet Servizi
- TWT
- CloudItalia
- Eolo
- Raiffeisen OnLine
- Zaltel
Esistono sicuramente anche altri provider virtuosi che non conosciamo, ma il consiglio è sempre lo stesso: leggere sempre nel dettaglio tutte le specifiche contrattuali, perché tra quelle righe sono riportate anche le specifiche riguardanti l’utilizzo del modem/router fornito dall’operatore.
Ci piacerebbe quindi che gli utenti capissero quello che sta accadendo in questo momento, in ballo non c’è soltanto il rischio di perdere la libertà personale di scelta, ma c’è soprattutto il pericolo concreto che un mercato che era libero fino a poco tempo fa, di fatto non lo sia più. E questo può rappresentare un precedente, se non altro, “curioso”.